il giardino di enzo

E' grande, pieno di vita, fiori, alberi, animali, uomini, donne

un luogo vario

sabato 20 dicembre 2014

Altre posizioni geografiche

Il Giardino di Enzo è nato per compartecipare la bellezza, nacque qualche anno fa proprio dalla mia voglia di condividere le foto che facevo ai fiori e ad altri frequentatori del luogo, una deformazione quasi professionale (oggi foto di fiori se ne trovano ovunque di grandi e spettacolari).

Sto scrivendo da quella che un tempo era la nostra casa, sono passati almeno quattro anni da che ci siamo spostati su al terzo piano, il giardino richiede vissuto e tempo, in questa parentesi di tempo non ho né l'uno né l'altro.
Sono affezionato a questo posto (il blog), sono legato affettivamente a tutti coloro che sono passati da qua, e in maniera speciale agli amici con i quali si è stretto un contatto oltre la tastiera del computer (oggi anche del cellulare).

Questo legame con ilgiardinodienzo mi spinge a inserire cose che poco hanno a che fare con "E' grande, pieno di vita, fiori, alberi, animali, uomini, donne" (cioè con il sottotitolo del GdE).

Forse questo blog si trasformerà, chissà. 

Un grande augurio a tutti di serenità e buone feste.
Godetevela!

sabato 14 giugno 2014

Gaetano Buonafalce

Quel cognome è sempre stato per me nella storia di questo posto, quasi leggendario. Ne ho sentito parlare fin dai primi tempi che frequentavo questi luoghi, una ventina e più di anni fa.
E' stato il primo proprietario di Villa Martini, o meglio quello conosciuto, almeno di nome, da noi.
Non sappiamo da chi acquistò la villa, non sono state fatte ricerche al caso.
Il Giardino di Enzo è qui grazie anche a lui che costruì, probabilmente nel 1818, questa ala dove viviamo.
Non molti giorni fa eravamo in giardino a lavoricchiare quando Letizia, alzando lo sguardo sul muro estremo a nord-ovest, ha individuato una scritta sul muro incisa nell'intonaco, molto in alto, per me che mi ostino nel non portare occhiali da vista praticamente invisibile.
In bella calligrafia l'incisione recita:
"Io Dottore Gaetano Buonafalce. A. 1818"
Non ho potuto resistere, mi sono armato di scala, ho unito con un pezzo di nastro adesivo il cavalletto a una canna di bambù e sono salito a riprendere il tutto.
Di fronte a un reperto di quasi due secoli mi sono emozionato, è stato bello.

domenica 23 giugno 2013

La vera storia di Enzo



La storia di Enzo ha inizio (inenzo direbbero mio fratello e molti altri) molti anni fa, quando lui


era ancora un campione. (Qui nella foto è con Jacques Mayol, suo eterno rivale e amico)

Eravamo in Capraia, con me godevano di quella vacanza in tenda Andrea, Marco e Stefano (mio fratello, appunto). Eravamo poco più che ragazzi, la sera spesso telefonavamo a casa.
Erano stati avvistato squali nelle acque al largo di Tirrenia e la mattina seguente ci recammo al faretto al porto, il più a destra voltando le spalle al porto.
Due ragazze sono sdraiate al sole, arriviamo noi e dopo il buongiorno e qualche battuta con loro i tre miei amici si tuffano nell'acqua.
Ho sempre sofferto all'entrata in acqua, il freddo dell'acqua sulla pelle calda mi rattrappisce tutto e passo qualche minuto a bagnarmi prima di entrare in acqua.
Quella mattina impiegai un po' più tempo nelle mie abluzioni, così tanto che una delle ragazze ad un certo punto mi lanciò una frase che era più o meno questa:
- Certo che se stessi affogando e riponessi le mie speranze in te, starei fresca!
Loro, gli amici (vatti a fidare degli amici) si lanciarono in risa e sberleffi al mio indirizzo, dicendo che io in realtà ero un campione, come Enzo.
Si narra di leggende che raccontano le mie gesta, tipo afferrare una murena con le mani, staccarle la testa con un morso, e con il sangue della povera bestiola scrivermi sul petto la S di Superenzo.

Ecco, da tanto tempo volevo raccontare questa storia.

(http://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Maiorca)

lunedì 14 gennaio 2013

A Sara, chissà perché


La realtà ormai si stupisce,
amata figlia mia,
quando son io che ti cerco.
E oggi il rimpianto sale
per quegli spiccioli di tempo
che mi sono mancati,
che non ti ho saputo dare.

E' un cruccio, uno scrupolo tardivo,
è quel film mai visto,
la montagna inesplorata,
un tuffo nel mare che è mancato.
E' storia passata, acqua macinata,
prenderò confidenza
con questo nuovo andare.


sabato 8 dicembre 2012

giuseppe

Ma anche Carla, o Francesco.
Il nome non è importante, un nome può rappresentare una tipologia, una categoria.
Giuseppe è l'erede, tanti anni fa una lontanissima parentela ha portato la sua famiglia a ricevere in dote un terzo della villa; prima la madre che, con l'avanzare dell'età, ha lasciato le redini delle sue vaste e numerose proprietà al figlio.
Sto parlando di quella che ho quasi sempre definito "la parte abbandonata". Un ettaro scarso di terreno, un tempo coltivato a vite e alberi da frutto, e circa cinquecento metri quadri di proprietà abitativa, in disuso anche questa da almeno quindici anni, lasciata a se stessa, incolta, piovosa e poi marcia, il tetto crollato, il tanfo di umido marcio che risale dalle porte esterne, l'immagine dello sfacelo e dello spreco.
La manutenzione degli spazi comuni, il grande parcheggio e il passaggio dietro casa, me li sono sempre caricati nel mio scadenzario settimanale dei lavori da fare: tagliare l'erba, i rovi, l'edera, la mimosa (crollata poi nella bufera), e altre manutenzioni più o meno faticose e/o dispendiose.
Il tetto crollato di cui parlo qualche riga sopra è stato ristrutturato da poco, lavori infiniti iniziati a maggio e finiti a novembre. Dopo lo smontaggio del cantiere mi sono ritrovato in una discarica, sei vecchie reti da letto abbandonate dove capita capita, grondaie sfondate, due longherine di sei metri del peso di circa 200 chili ciascuna, una montagna di ciarpame che certo non potevo far finta di non vedere. Così in tre ore di lavoro duro accatastai il tutto con logica, in attesa del da farsi.
Sabato scorso stavo tagliando l'erba fradicia della mattina, cominciava ad essere veramente troppo alta, approfittavo della giornata finalmente serena. Sudavo molto, imbacuccato di strati di vesti varie, l'aria ghiaccia mi gelava a tratti il sudore, cominciavo ad essere stanco.
Vedo due figure con la coda dell'occhio, d'istinto do il mio buongiorno.
Nessuna risposta.
Al che intuisco che è Giuseppe, con suo figlio (un torsolone di circa sedici diciassette anni e ottantacinque novanta chili).
Mi si avvicina il genitore, sguardo severo e mi dice, così, damblé (non so come si scrive):
"Senti, te la legna da là la devi togliere..."
Si riferisce ad una catasta di rami di araucaria che la bufera di febbraio scaraventò a terra in una notte tremenda.
"Si, si, lo so..."
"Vieni che ti faccio vedere..." insiste lui.
Io lo guardo, lui non mi guarda e se lo fa non mi vede proprio. Voglio assecondarlo, non so perché, spengo la falciatrice e lo seguo. Max è con me, quell'uomo non gli piace, abbaia, va alle sue mani, io lo redarguisco.
Mi fa vedere ciò che sapevo, lui disarmato dalla mia noncuranza curiosa gira i tacchi, stiamo tornando verso la falciatrice.
"Ecco" esordisce "io a gennaio voglio tutto libero".
Ho contato fino a tre.
"Guarda, prima leva quel troiaio là, che io ti ho sistemato, sembra una discarica".
Non l'ho più considerato, avevo finito con lui.
"Andiamo" ha detto al figlio.
Ho acceso la falciatrice.
Dopo un po' ho iniziato a rimuginare sul mio comportamento, sulle mie pochissime parole espresse in quello scambio. Non mi viene quasi mai la risposta pronta, rimango un po' disarmato nelle situazioni in ci non partecipo. Così ieri a mente serena mi sono preparato un foglietto, un editto, che la prossima volta leggerò a voce alta, a lui e a suo figlio, che capiscano bene alcune cose che ritengo importanti:

  • Poche regole per parlare, manuale di convivenza
  • 1) Se do il buongiorno e vuoi parlare con me, ricambia.
  • 2) Se non ci conosciamo, presentati. potenzialmente non conosco il tuo nome.
  • 3) Prima di esigere, sii cosciente di ciò che devi (questa gli va spiegata ammodino).
  • 4) Illustrami le tue richieste guardandomi negli occhi e con tono amichevole.
  • 5) Prendi le mie parole come vere, comunque tu la pensi, verrà il tempo per discuterne.
  • 6) Cerca un accordo, altrimenti vai dove puoi.



domenica 11 novembre 2012

domenica 4 novembre 2012

immagini autunnali






Il terreno dietro (quello abbandonato da anni), è stato finalmente decespugliato in agosto.
La sua inestricabile massa ingarbugliata di rovi, vitalba, alberi e cespugli ha lasciato il posto a radure verdi di erba giovane e qualche chiazza marrone scuro, dove i rovi avevano creato vere e proprie colline spinose.
Andiamo spesso là e stamani, nonostante la giornata grigia e l'erba bagnata fradicia, mi sono portato la macchina fotografica.
Acacie e allori si alternano a creare il piccolo bosco, e nelle chiazze di verde brillante e intenso si scorgono i funghi che, come in filare, spuntano dalla coperta color smeraldo.
Nel silenzio della prima mattina i colori risaltano ancora di più, si contrastano uno sull'altro.
Tutto sembra parlare sottovoce, è come condividere l'arrivo del nuovo giorno.

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